OTTAVA LEZIONE
i dolci
… un po’ di storia I
dolci erano già conosciuti nell'antichità ma non erano
molto diffusi perchè per la loro preparazione mancava
l'elemento base cioè: lo zucchero che era sostituito dal
miele. La
pratica dolciaria di Greci e Romani iniziò affondando le
radici nella tradizione panificatoria, e numerose sono le
testimonianze che identificano questa commistione. Le prime
elementari elaborazioni dolci furono per lungo tempo riservate
esclusivamente alle grandi solennità, e venivano spesso
modellate a forma di animale, quali offerte votive per gli dei.
La
maggior parte delle dolcezze tipiche offerte nei giorni di festa sono
frutto di sapienti mani contadine e i prodotti utilizzati sono quelli
sul territorio. E
poi di roccoco', susamielli, divino amore, zeppole e struffoli,
panpepato,ricciarelli e altri… I dolci
sono qualcosa in più di una semplice dedica al palato:
costituiscono un appuntamento con la tradizione, con le ricorrenze,
con i pranzi domenicali, che difficilmente rinunciano a concludersi
con un vassoio di “paste”, di mignon o con una bella
torta. Il cioccolato
La pasticceria
Lo zucchero usato era il prodotto ricavato dalla canna,
chiamato appunto "canna da zucchero"
Questa pianta, era
già coltivata in India e chiamavano lo zucchero "sale
indiano". Dall'India si diffuse poi in tutto il Medio Oriente e
di seguito anche in molti paesi a clima caldo.
Lo
zucchero in canna originalmente era usato in medicina come lassativo
ed in Europa aveva un prezzo molto alto trattandosi di merce di
importazione.
I dolci che facevano nell'antica Grecia e a Roma a
noi di certo non sarebbero stati graditi. La composizione degli
ingredienti era per lo più assai strana perchè alla
farina e al miele univano i formaggi o cervellini di animali ridotti
in poltiglia.
Nell'Alto Medioevo l'arte dolciaria era mantenuta
eccezionalmente dalle suore nei conventi e facevano principalmente
dei biscotti e pasticcini molto semplici.
Furono gli arabi a
perfezionare le conoscenze gastronomiche divenendo dei raffinati
pasticcieri.
Dagli arabi in poi l'arte dolciaria progredì
continuamente raggiungendo nel 1600 circa la sua più alta
perfezione.
Lo zucchero in canna sostituì gradualmente il
miele nei dolciumi più raffinati già dal 1500 quando,
verso la metà del 1700 la chimica subì uno sviluppo
importante.
Fu in quel periodo che un chimico tedesco per primo
rilevò che un prodotto quasi uguale allo zucchero di canna si
poteva estrarre dalle barbabietole. Fu una scoperta importantissima
perchè i paesi dal clima freddo non potevano coltivare la
canna da zucchero ma erano in grado di coltivare su larga scala la
barbabietola.
Miele,
uova, farina di grano o avena, latte e vino furono i primi
ingredienti dei dolci, arricchiti a seconda delle aree geografiche
con frutta secca, datteri, fichi, mele cotogne o formaggio.
Nell'alto Medioevo non si manifestarono sostanziali differenze
con le golosità del periodo classico, poi gli Arabi
introdussero l'uso delle essenze e dei profumi distillati, dei quali
troviamo traccia nelle zuppe
dolci moderne.
Nel basso medioevo si
diffusero alcuni tipi di preparazioni abbastanza elaborate come
cialde e marzapane,
"sperimentate" sopratutto nei monasteri, grazie al
privilegio della panificazione, alla pratica dell’apicoltura e
all’utilizzo delle spezie.
Fino al '400, i ricettari
accennano solo ad offelle e frittelle, mentre da altre fonti si ha
notizia di confetti,
mostaccioli e qualche dolce momumentale.
Il salto dalla
produzione domestica dei dolci a quella relativamente più
diffusa, non risale certamente a prima del '500. Lo zucchero
, ingrediente fondamentale della moderna pasticceria, impiegò
del tempo ad affermarsi sul miele, poiché il suo costo era
proibitivo. I grandi banchetti rinascimentali si aprivano con dolci
simili alle nostre paste, perchè il servizio
di credenza , che noi chiamiamo antipasto,
era costituito da piatti freddi tra i quali dominavano proprio i
dolci.
Le regine della pasticceria, le torte farcite, comparvero
solamente alla fine del ‘600. Oltre all'uso del cacao,
si affermò l'impasto al burro, e verso la metà del ‘700
cominciò ad imporsi anche quello alle uova, più
morbido, farcito con la creazione di numerose creme. Furono i popoli
del nord Europa a perfezionare queste ricette. Risale ai primi del
'700 la Linz o Viennese, la più antica delle torte con
l’impasto di burro, mentre venne creata solo ai primi dell'800
la Sacher
, la più famosa delle torte a base di uova.
I primi negozi
adibiti alla vendita di paste, dolci e torte di produzione propria,
sorsero a fine '600, culminando con l'800 nelle rinomate e
frequentatissime "Pasticcerie" delle grandi città
europee.
Basti pensare che in molti dolci piemontesi è
presente le nocciola tonda gentile, alla quale è stata
riconosciuta l'Igp (indicazione geografica protetta). Nella zona di
coltivazione del mais si realizzano i dolci a base di farina gialla,
come la sbrisolona lombarda, i bricciolani piemontesi e la fregolotta
veneta. Regina della tradizione siciliana è la mandorla,
quella di Avola, i dolci di pasta di mandorle sono inconfondibili; in
Sardegna accanto alle mandorle spicca il miele, ingrediente base
delle sebadas. Altri dolci a base di frutta secca, spezie e uvetta
sono originari della tradizione austriaca, come quelli del Friuli
Venezia Giulia o del Trentino Alto Adige.
Le Zeppole, tipiche della
costiera sorrentina, sono ciambelline fritte preparate con una pasta
a base di farina acqua latte ed anice, e condite con miele,
diavulilli (confettini piccini e coloratissimi) e scorzette
d'arancia. Gli struffoli sono un tipico dolce natalizio napoletano,
la cui forma è a base di sfere ricoperte di miele e dai
multicolorati diavulilli. L'origine degli struffoli è greca:
il nome, deriva da strongulos, cioè pasta a forma
sferica, arrotondata o incavata; anche questa preparazione è
consolidata nella tradizione pasticciera napoletana. I Roccocò
a forma di ciambella, adatto a chi ha denti solidi, trae la sue
origini invece dal francese rocaille per la barocca e rotondeggiante
forma di conchiglia. Famosissimo è anche il panforte di
Siena,delizioso e ricco di mandorle,noci e gherigli. Il dolce tipico
di Ferrara per il Natale è il panpepato. A Bologna e in tutta
la sua provincia, il panone è il dolce tipico delle feste
natalizie insieme al certosino. I due dolci sono di colore simile tra
loro ma di consistenza nettamente diversa: hanno in comune le
decorazioni in superficie fatte con canditi, cioccolato e frutta
secca ma, se il certosino assomiglia, nella sua consistenza, al
panpepato ferrarese, il panone è più una ricca torta
lievitata.
In Trentino, particolarmente famosi sono: lo zelten, un
pane dolce farcito con frutta secca e canditi. Un tempo era il dolce
di Natale per eccellenza in Trentino. Lo si gustava al rientro dalla
messa di mezzanotte. Ogni famiglia ha ancora la sua ricetta specifica
per la buona riuscita del dolce; e lo strudel : dolce tirolese il
cui nome significa in tedesco "gorgo", ovvero
qualcosa che si avvolge su se stesso, come la pasta di questo dolce
ripieno di mele e uva sultanina.
In Friuli Venezia Giulia, la
Gubana e’ il dolce più tipico della regione. Golosissima
pasta sfoglia, dolce, ripiena di frutta secca e spezie, canditi
amalgamati con rosso d'uovo e montati a neve con albume.
La
ricchezza di sapori e di ingredienti riflette la cucina friulana,
dove i prodotti locali si fondono a droghe esotiche e agrumi
mediterranei.
A Verona, trionfa il Pandoro, diventato un simbolo
del Natale ... Soffice, il sapore delicato, il colore oro intenso,
spruzzato di zucchero a velo...
Il nome pandoro deriva dal colore
giallo oro intenso di questo dolce. Le sue origini sono incerte. C’è
chi lo fa risalire all’Austria dell’Impero Asburgico e
ai pasticcieri della Casa Reale di Vienna che preparavano il
“pane di Vienna”, una variante della pasta brioche
francese.
Altri sostengono, invece, sia originario della
Repubblica Veneta del Rinascimento, delle ricche famiglie patrizie
che consumavano un dolce chiamato “pan de oro” ricoperto
di sottili foglie di oro zecchino.
Le tradizioni più certe
lo riconducono al “nadalin”, un dolce a forma di stella,
che - alla fine dell’Ottocento - le famiglie veronesi
preparavano a Natale.
Il Panettone e’ la più
classica delle specialità lombarde.
Sono ben tre le storie
sulla nascita di questo squisito dolce milanese. La più
conosciuta narra di come durante la Vigilia i cuochi di una casa
nobiliare avessero fatto bruciacchiare in forno il dolce destinato al
banchetto del loro padrone. Uno degli sguatteri, Toni, propose allora
di utilizzare un impasto preparato con ciò che era avanzato da
quello bruciato. Il nuovo pane dolce, chiamato “El pan del
Toni”, ebbe un grande successo in tutta la città. La
seconda racconta invece di una suora che, rattristata dal fatto di
non poter offrire un dolce a Natale, ebbe l’idea di aggiungere
burro, cedro ed uvetta all’impasto del pane. Ma la più
bella è forse quella di due innamorati milanesi, Ughetto ed
Adalgisa. Innamoratosi della ragazza, figlia di un fornaio che
navigava in cattive acque, il nobile Ughetto inventò il
panettone riuscendo così a rendere ricca la famiglia di lei ed
ottenendo dalla sua, che osteggiava l’unione a causa della
differenza di ceto, la benedizione per portarla finalmente
all’altare.
Nella dolceria siciliana, invece, si uniscono la
fantasia soggettiva del cuoco professionista o quella della più
comune e popolare massaia alla tradizione secolare isolana che
presenta ancor oggi le reminescenze delle dominazioni subite
dall'isola. Le ricette dei dolci siciliani preparati per le feste
contribuiscono, con il loro sfarzo ed ingredienti base come il
pistacchio, la mandorla, il miele, la cannella e lo zucchero, ad
accentuare il clima eccezionale della festa alla quale il dolce
stesso è collegato, contribuendo così ad accentuare il
distacco dalla quotidianità.
Discorso a parte merita la
frutta secca. Da sempre essa simboleggia l'abbondanza e la ricchezza
nelle leggende popolari, si evince così come essa ha un posto
di primo piano nella dolceria siciliana prodotta nel periodo
natalizio.
Fra i dolci più rinomati figurano: Il
"Cuscus dolce", una tipica ricetta agrigentina natalizia.
Si tratta di un dolce dalla forma rotonda o semisferica preparato
adagiando su di uno zoccolo di pasta frolla o Pan di Spagna uno
strato di conserva di pistacchio ed uno di crema pasticcera. Il tutto
è completato e fermato da un colletto di pasta reale. Il tutto
può esser arricchito aggiungendo all'impasto uno o più
vini dolci.
I "Cuddureddi" sono dei dolci natalizi
tipici della città di Grammichele (Catania). Essi hanno la
particolare forma ad anello, il loro involucro è creato
impastando farina, acqua e zucchero ed il loro ripieno è
costituito da un impasto costituito da vino cotto, spezie, mandorle,
cannella e canditi di arance locali. Ed ancora, mustazzoli, cassate,
buccellati, e chi più ne ha più ne metta.
Il
cioccolato è un alimento derivato dai semi
della pianta del cacao
(Theobroma cacao L.) diffuso e ampiamente consumato nel mondo
intero. È preparato a partire dal burro di cacao (la
parte grassa dei semi di cacao) con aggiunta di polvere di semi di
cacao, zucchero e altri ingredienti facoltativi, quali il latte, le
mandorle, le nocciole o altri aromi.
Partendo
dall'ingrediente base della pasta di cacao, ottenuta dai semi del
cacao, vengono aggiunti gli altri ingredienti necessari, più
precisamente:
In
alcuni paesi la legge consente di tagliare il burro di cacao con
altri grassi vegetali.
Spesso
viene aggiunta anche la lecitina di soia, che agisce come agente
emulsionante favorendo una maggiore omogeneizzazione degli
ingredienti. Diversi produttori introducono variazioni personalizzate
alle proporzioni delle ricette base, come una sorta di "marchio
di fabbrica". Il cioccolato fondente più pregiato arriva
a contenere non meno del 70% di cacao (sia polvere che burro).
L'impasto
viene poi passato dalle raffinatrici, che sono delle macchine
laminatrici.
Concaggio
Il penultimo stadio prende il nome di concaggio (conchage o
conching). Consiste nel mescolare per tempi molto lunghi la
miscela di ingredienti in apposite impastatrici dette conche
aggiungendo eventualmente dell'altro burro di cacao. Ciò deve
avvenire a temperatura controllata appena sufficiente a mantenere la
miscela liquida avendo cura di rompere i grumi dei vari ingredienti
fino a portarli a dimensioni inavvertibili dalla lingua ed a farne
una massa perfettamente liscia ed omogenea. I cioccolati più
pregiati vengono trattati in questo modo per non meno di una
settimana. Terminata questa fase, il cioccolato viene mantenuto fuso
in serbatoi a 45-50°C.. Il concaggio serve, fra le altre cose,
anche ad ossidare i tannini.
Temperaggio
Dato che il burro di cacao tende a cristallizzare in modo polimorfo ed
irregolare, la massa di cioccolato fuso deve venire raffreddata
cautamente, in modo da portare alla cristallizzazione desiderata,
quella che produce un cioccolato che si spezza ma che allo stesso
tempo si scioglie morbidamente. Per ottenerla, la massa di cioccolato
viene raffreddata gradualmente da 45°C a 27°C, quindi
riscaldata a 37°C e successivamente raffreddata fino allo stato
solido.
Studi e ricerche sul cacao e sul cioccolato
Uno
studio del 2003 promosso dell'Istituto Nazionale Ricerca per gli
Alimenti e la Nutrizione (Inran) di Roma, sostiene che il
cioccolato fa bene al cuore. I risultati hanno rivelato che il
fondente aumenta del 20% le concentrazioni di antiossidanti nel
sangue, mentre quello al latte non ha alcun effetto; addirittura il
fondente perde ogni effetto se accompagnato a un bicchiere di latte.
Secondo i ricercatori il latte farebbe diminuire gli effetti positivi
e cardioprotettivi in quanto cattura le epicatechine
flavonoidi
presenti nel cacao che possiedono un elevato potere antiossidante.
Theobroma cacao
Sottospecie
Coltivazione
La
coltivazione richiede elevate spese d'impianto e comincia a produrre
dal quinto anno, mentre la fruttificazione dura per un trentina
d'anni.
Ogni pianta fornisce 1-2 kg di semi secchi; la
fruttificazione è continua ma durante l'anno si hanno due
periodi di massima produzione.
Le ricette 8° lezione
Ricordatevi che:
Crema Chantilly italiana è composta per un terzo da panna montata e due terzi di crema
invece di 60 gr di farina si possono usare 20 gr di amido di mais (maizena) e 20 gr di farina
per non far bruciare la crema aggiungere i primi 75 gr di zucchero senza nulla toccare fino a bollitura
sabbiatura (sablé) si ottiene da burro e zucchero
pasta frolla si ottiene da uova e sabbiatura
Savaren è una ciambella con il buco
Il cioccolato non si conserva in frigo, semmai in freezer
Per montare le uova a neve incominciare a frullare lentamente , per aumentare sempre più fino alla velocità massima, che sarà mantenuta per circa 15 minuti
 
Zabaione
un tuorlo a persona
zucchero 30 gr
sbattere le uova, e aggiungere lo zucchero fino a che non si addensa la crema
aggiungere marsala fino a quando il composto ritorna liquido
cuocere a bagno maria, sbattendo con moto vorticoso
Torna alla pagina principale